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al testo di Amina Narimi
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..La mia Mammet è tornata a prendere il suo Sposo fra gli angeli nella notte del 9 febbraio...
Il grappolo d’oro è di nuovo un vigneto nella sua terra grezza il tratto cieco intorno al bianco nella memoria della luce. Tu sei un luogo, ora, padre, ed hai un orlo nel lungo requiem del vento. Mi inchino alla vecchia foresta, per amore e per forza, alla voce calma di chi conosce senza giudicare, alla sommessa melodia della tua serenità. Questo poco di luce e la betulla sono il tuo gesto, la grazia, il dono di ridere dei grandi angeli con le ali ripiegate verso terra, composte di una dolcezza indifesa e un diamante, nascosto, profondissimo, dentro di sé. Mi hai lasciato con i passi di chi è arrivato a casa, nel mio tempo interiore, la tua eternità; un silenzio sacro, che non si interrompe neppure quando parlo, fino a non distinguere più il tuo viso da quello di mia madre, l’uomo dal bene o dalla sua sposa, l’inno e il lamento, montagne nuvole ombre più scure, e alberi, tanti, tanti alberi. Un immenso paese riposa in me, nell’addio e nell’incontro, l’eterno di queste ultime nozze giunte al principio.
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